Conoscenza e verità. La posizione di Tommaso d’Aquino nell’interpretazione di Cornelio Fabro

È ancora possibile, oggi, dopo quella che Adorno ha chiamato la “svolta soggettivistica” del pensiero moderno, operata a partire da Cartesio, parlare in modo convincente di conoscenza veritativa della realtà e, quindi, sostenere posizioni che si ispirano creativamente al realismo tommasiano? Certe preclusioni contemporanee non derivano, forse, logicamente da quella svolta, nel senso che, posto un certo punto di partenza o fondamento del sapere, gli esiti aporetici o fallimentari sono predeterminati?